Il Cineforum
Il cineforum come attività scolastica è iniziato, a Nisida, nell’anno 1986/1987. Dalla prima programmazione, un po’ casuale, si è via via passati ad una grande attenzione ai film da proporre, alle modalità di visione (dove, quando), alla diversa tipologia di “lavoro” successivo alla visone (discussione, elaborazione scritta autonoma, questionario, rielaborazione del plot e invenzione di un diverso finale ecc. ecc.). Più difficile, lento e faticoso, fu far acquisire ai ragazzi l’”abitudine” alla visione del film come parte integrante del percorso scolastico.
Dieci anni dopo, nell’anno scolastico 96/97, le docenti Franco e Micillo fecero il punto della loro esperienza in un documento intitolato “Il cinema come ipotesi didattica”. Vi erano analizzate le quattro tipologie dei ragazzi rispetto alla visione di un film (quelli che non vogliono vedere alcun genere di film; quelli che sono disponibili a vedere solo uno specifico genere di film; quelli che sono genericamente ben disposti a vedere qualsiasi film e quelli che sono disponibili non solo a vedere il film ma anche a discuterne). Si discuteva sugli obiettivi cognitivi e relazionali perseguibili con la visione del film; sulle esperienze maturate sulla scelta dei film e sulle modalità di lavoro. Si traeva, tra l’altro, questa conclusione: “La doppia abitudine che la periodica visione di un film tende a stabilire (stare seduti in silenzio per un certo tempo, parlare su un tema fissato) finisce con l’avere positivi effetti sull’insieme dell’attività. Favorisce, infatti, l’acquisizione di forme di autodisciplina e sviluppa le capacità comunicative. Imparare a ‘raccontare’ le storie altrui e le proprie fa parte dell’imparare a: fare esperienza di sé, mettere ordine nei propri pensieri, farsi un’immagine plausibile della realtà, ipotizzare nuovi scenari e diversi finali”.
Nel 1998/1999, “l’attività di cineforum … venne utilizzata come base per fissare in alcune ‘voci’ particolarmente significative il mondo degli affetti e dei valori dei ragazzi allora presenti in Istituto”. Le docenti di Lettere e di Matematica, con la collaborazione della psicologa dell’Istituto, Assunta Zincone, cercarono di delineare le modalità con cui i ragazzi vedevano persone e fatti, attraverso una ricerca indiretta. Quest’ultima faceva perno proprio sulla visone di film attentamente selezionati, sul successivo dibattito e su questionari che, in tempi e modalità diverse, riproponevano la stessa tipologia di domande. Ne derivò un piccolo testo “Appunti per un’autobiografia collettiva. Ragazzi: Emozioni e valori”, che divenne un utile strumento di lavoro per gli operatori.
Dal 2004 ad oggi l’attività è stata condotta in collaborazione con l’associazione “I figli del Bronx”
Il mondo del cinema (sostanzialmente equiparato, nell’immaginario dei ragazzi, a quello più familiare della televisione) ha, per loro, un certo fascino. Molti dei ragazzi di Nisida dicono che sarebbero felici di fare gli attori. La presenza degli interpreti, soprattutto nel caso di personaggi, appunto, già conosciuti attraverso la televisione, li ha motivati ad una più attenta partecipazione e ha provocato curiosità non solo epidermiche. Ma anche il confronto con il regista si è rivelato, in più di un caso, una vera e propria scoperta, li dove egli è riuscito a comunicare in maniera semplice e diretta la propria esperienza.
Il giorno dopo la proiezione, il dibattito è stato ripreso in classe, soffermandosi ancora sulla storia, sulla bravura o meno degli attori, sulle emozioni e le riflessioni suscitate dalle vicende narrate.
Ancora una volta si è potuto verificare come il dibattito in aula, in piccoli gruppi e in un contesto “quotidiano” e meno ansiogeno di quello fatto “in pubblico”, davanti a tante persone interne ed esterne all’Istituto nonché, eventualmente, a pubbliche autorità sia molto più produttivo.
Si passa da un intervento in qualche modo di “reazione” ad una riflessione più sfaccettata e sincera.
Successivamente, i ragazzi sono stati invitati ad esprimere un loro giudizio sul film per iscritto.
L’esperienza è stata monitorata da due relazioni, una di educatori e psicologa, l’altra delle docenti. Da quella della scuola è emerso un quadro particolarmente vivido, che conferma due aspetti importanti:
1. Quando il cinema, col suo intreccio di immagini e parole, così potenzialmente incisivo nel veicolare emozioni e “messaggi” racconta belle storie ha in sé una forte valenza “didattica”. In classe, a partire da una proiezione, è possibile lavorare su obiettivi di carattere cognitivo.) e su obiettivi relazionali a più largo raggio.
L’effettivo “dirsi” dei ragazzi, il loro sforzo di trasferire il loro mondo – di pensieri, di emozioni, di esperienze in larga misura irriflesse – in parole, di narrarsi in relazione ad altre storie (filmate o scritte o disegnate o… o…che siano) è, per i docenti, una possibilità effettiva di interagire positivamente con loro.